Ringrazio Roberto per avermi concesso di postare questo suo pezzo. Uno scritto crudo e reale, un vero e proprio squarcio di realtà in mezzo all’ipocrita e spesso bigotto sfruttamento della prostituzione.
la ragazza intirizzita nella serata ventosa, lasciava intravedere comunque le sue grazie mentre si avvicinava all’auto. mentre si chinava davanti al finestrino aperto aspettava la domanda: "Quanto vuoi?"
la risposta era sempre la stessa, "30 euro", come la domanda seguente: "Cosa mi dai?"
"Bocca figa", rispondeva nel suo italiano stentato.
al gesto di assenso del suo cliente apriva lo sportello e saliva. "Dove andiamo?" si preoccupava il cliente. "Vai dritto, è qui vicino". nel posteggio, altre colleghe erano impegnate a intrattenere altri clienti occasionali. dove il sesso era finito, la luce dell’abitacolo mostrava figure intente in pulizie frettolose a nasconder tracce di quanto avvenuto. "I soldi e poi facciamo, ok?"
"Spogliati", diceva lei stentatamente sorridente mentre sventolava il seno nudo ancora mezzo imbrigliato tra i vestiti. "Di dove sei?", chiese lui a cercare di creare un’atmosfera impossibile di complicità. "Bielorussia", fece lei mentre con maestria addobbava il suo organo della protezione e affondava la testa su quel coso ancora moscio mentre lui seguiva il movimento dei suoi capelli fintamente biondi. "Sto ciucciano un pezzo di gomma, solo un pezzo di gomma", ripeteva lei mentalmente nella sua lingua originale a distaccarsi dallo squallore cui era sottoposta.
"Aspetta", disse lui già pronto all’orgasmo. "Girati". l’ebbrezza di quella pelle candida lo fece vibrare. era bella, avrebbe potuto avere il mondo ai suoi piedi. chissà se arrivava a vent’anni. di certo la pelle era quella acerba di una adolescente pronta a sbocciare…
"tornerò da mamma e faremo festa. le comprerò la sedia motorizzata e finalmente potrà uscire di casa", e immaginava la scena assentandosi dallo stantuffare insistente del cliente che la teneva per i fianchi mugulando e rallentando mentre esplodeva dentro di lei.
quattro mosse rapide di salviette umidificate e fazzoletti di carta per sistemare i pizzi non tolti, mentre lui si preoccupava di eliminare i capelli di lei lasciati sul sedile. nel tragitto del ritorno, due conti per calcolare quanto le mancava da racimolare per avere i soldi per tornare a casa e comprare la sedia alla madre. "Torna presto, sei stato grande", salutò agitando la mano.
mentre lui accennava un saluto sgommando, solo allora, lei notò il seggiolino sul sedile posteriore…
(dedicato alla ragazzina bionda curva su un’auto vista ieri sera nelle anonime campagne tra Como e Varese e finita per caso tra le comparse del mio libro, "La peggiore parte di me")