metti un pesce con delle idee bislacche…

ecco, sei nella rete con lui

Archive for settembre 2007

Giustizia in Calabria.

Posted by pedjolo su 29 settembre 2007

http://www.petitiononline.com/040407rc/petition.html

I SOTTOSCRITTI CITTADINI ITALIANI, ED IN PARTICOLARE NOI CALABRESI,

in questo particolare momento storico nel quale la regione Calabria si trova drammaticamente stretta nella morsa della Mafia, della Malapolitica e del Malaffare, rivendichiamo il diritto alla Giustizia e alla Legalità e chiediamo con fermezza che si faccia chiarezza negli oscuri intrecci tra politica, affari, massonerie deviate e criminalità organizzata.

Esprimiamo pertanto stima e solidarietà senza riserve nei confronti di quanti si stanno impegnando nella lotta al crimine in tutte le sue forme ed estensioni, ed in particolare approviamo e sosteniamo il lavoro dei Magistrati che, per aver avuto il coraggio di portare avanti senza condizionamenti e senza timore indagini che portano direttamente al cuore del sistema delle corruttele calabresi, si ritrovano ad essere quotidianamente oggetto di vergognosi attacchi e di delegittimazioni anche da parte di rappresentanti delle Istituzioni democratiche.

Su questa nuova sfida, che non è solo contro i nemici storici della civile convivenza, come la ‘ndrangheta per intenderci, ma contro poteri forti e trasversali che si sono insinuati e propagati dappertutto, nessun cittadino onesto può restare indifferente.

Noi rappresentanti della società civile, delle associazioni, del movimentismo, del mondo cooperativistico, del sindacato, dell’università, delle professioni e delle imprese, dei giovani, ci opponiamo con sdegno e con forza ad ogni gratuito attacco teso a delegittimare, con parole o con fatti, l’azione di questi Magistrati coraggiosi, e volendo continuare ad alimentare le speranze di progresso, libertà e democrazia per questa nostra terra, riponiamo piena fiducia nell’operato della Magistratura e nell’impegno di questi Magistrati che incondizionatamente e con equilibrio seguono l’ideale del proprio dovere istituzionale e morale.

Primi firmatari:

Ass. Calabrialibre

Il Movimento dei ragazzi di Locri “E adesso Ammazzateci tutti”

Fare Verde Calabria

Ass. Studenti in Movimento

NPA Nuovo partito d’Azione

Ass. Cult. “Rerum Novarum”

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Linea rossa, fino in Birmania.

Posted by pedjolo su 28 settembre 2007

maglia rossa birmaniaOGGI 28 SETTEMBRE, UNO STRACCETTO, UNA MAGLIETTA, PURCHE’ ROSSI, SIMBOLEGGERANNO LA SOLIDARIETA’ DI CHI LI PORTERA’ ADDOSSO NEI CONFRONTI DEL POPOLO BIRMANO CHE, IN QUESTI GIORNI, STA SUBENDO LE VIOLENZE DI UNA REPRESSIONE RIMASTA LATENTE (MA NEMMENO TROPPO) DA OLTRE 30 ANNI.

PER INFORMAZIONI forafairworld@gmail.com

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Il gioco dell'impiccato.

Posted by pedjolo su 27 settembre 2007

L’ITALIA ABOLISCE LA PENA DI MORTE ANCHE NELLA COSTITUZIONE: SODDISFAZIONE DI AMNESTY INTERNATIONAL

La Sezione Italiana di Amnesty International ha espresso grande soddisfazione per il voto con cui, martedi’ 25 settembre, il Parlamento ha finalmente eliminato dalla Costituzione la possibilita’ di reintrodurre la pena di morte in Italia. Si tratta di un traguardo molto importante per Amnesty International e le altre associazioni impegnate contro la pena capitale: la modifica dell’articolo 27 della Costituzione infatti, completa anche formalmente il cammino abolizionista del nostro paese, escludendo una reintroduzione della pena di morte mediante una legge ordinaria. Questa possibilita’ infatti era ancora ammessa dalla Costituzione, anche se limitatamente alle leggi militari di guerra. ‘Per ottenere la modifica della Costituzione, la Sezione Italiana di Amnesty International ha fatto pressioni sul Parlamento per anni, seguendo i progetti di legge presentati e mai approvati nel corso delle passate Legislature. Ora, finalmente, possiamo apprezzare il risultato di tanto impegno e chiedere ulteriori passi in avanti nella tutela dei diritti umani’ – ha affermato Paolo Pobbiati, presidente di Amnesty Italia. L’Italia – per essere coerente con l’impegno internazionale a sostegno della moratoria – deve infatti ratificare il Nggi militari di guerra).a’ di una reintroduzione della pena di morte mediante una legge ordinaria (anche se limitatamente alle Protocollo 13 alla Convenzione europea sui diritti umani e le liberta’ fondamentali, che prevede il bando della pena capitale in qualsiasi circostanza.

(Comunicato Stampa di Amnesty International, sezione italiana).

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GUARda nel vasetto

Posted by pedjolo su 24 settembre 2007

POLITICA & SOCIETÀ il manifesto 22 settembre 2007

Alimentazione

Solo un goccio di diossina nello yogurt

Un addensante contaminato ha messo in allarme la Ue. Ritiri in Europa, in Italia tutto tace
La contaminazione è arrivata in Italia. Sono a rischio anche i prodotti dietetici. Il governo lancia l’allarme, ne parla solo Il Salvagente

Luca Fazio
Giorgio Salvetti

Ci siamo mangiati la diossina? Se c’è una emergenza per la salute pubblica o c’è solo il rischio di un enorme danno per l’immagine delle principali multinazionali alimentari, lo diranno le analisi (che comunque non sono state rese pubbliche). Fatto sta che in Europa, almeno dalla scorsa estate, circola un ingrediente contaminato da diossina (la gomma di guar) che viene utilizzato per la preparazione di molti prodotti alimentari. In vari paesi europei alcuni sono stati ritirati. In Italia, invece, tutto tace. Eppure il ministero della Salute ammette che una partita di guar gum contaminata è sbarcata anche al porto di Genova. E tra i prodotti a più alto rischio di contaminazione c’è l’alimento «sano» per eccellenza, quello che in assoluto registra il più consistente aumento di vendite nel mondo. Lo yogurt. Deve essere per questo che la riservatezza è d’obbligo.

Del resto lo yogurt fa bene. O almeno devono esserne convinti i consumatori di tutto il pianeta che nel 2006 hanno versato nelle casse delle aziende produttrici 7,7 miliardi di dollari. Per spiegare il fenomeno più sbalorditivo dell’industria alimentare, Jane Perrin, vicepresidente della più famosa azienda specializzata in ricerce di mercato (Ac Nielsen), dice che «i consumatori stanno cercando di coniugare salute e nutrizione con il desiderio di convenienza e risparmio». L’anno scorso, il prodotto di punta, lo yogurt bevibile, a livello mondiale ha registrato un incremento delle vendite del 18,4%. In Italia, dove da anni si registra una contrazione dei consumi alimentari, lo yogurt, presente sugli scaffali con 82 marche e 250 referenze, ha messo a segno un aumento pari al 10% delle vendite, primo di tutti i prodotti alimentari (l’acqua minerale si è piazzata al secondo posto con un più 3,5%).

Sensazionale l’incremento degli yogurt da bere (probiotici o salutistici) con un più 40% registrato nel 2006. Insomma, 3 italiani su quattro (più le donne degli uomini) consumano yogurt regolarmente.
Beviamoci l’indicazione teraputica di due tra i probiotici più venduti: l’Essensis di Danone, leader mondiale del settore, e il BenEssere LC1 di Nestlé). Il primo – 7,98 euro al chilo – «nutre la tua pelle dall’interno» perché è arricchito con ProNutris (omega 6 dell’olio di borragine, antiossidanti al té verde, vitamina E e fermenti lattici esclusivi), il secondo – 5,48 euro al chilo – «protegge l’intestino dai batteri indesiderati» e «va consumato ogni giorno» (contiene un «esclusivo» probiotico Lactobacillus jonhsonii La1, uno speciale fermento lattico selezionato tra oltre 4000 ceppi batterici). Un terzo incomodo – 8,77 euro al chilo – sta dando filo da torcere ai due colossi e si chiama Yakult, azienda leader della produzione di probiotici con sede a Tokyo e presente in 28 paesi: la sua bottiglietta bianca e rossa contiene lactobacillus casei Shirota, è un capolavoro di design industriale e assomiglia a un medicinale in stile realismo socialista.

Gli italiani vogliono star bene e consumano 290 milioni di chili di yogurt all’anno, eppure non sembrano granché iteressati a leggere posologia e indicazioni per l’uso dei probiotici: secondo una recentissima indagine commissionata proprio da Yakult, solo il 20% sa di cosa si tratta mentre ben il 91% conosce almeno un marchio e il 41% li acquista. Non per caso lo yogurt è il prodotto alimentare più pubblicizzato su tutti i media.
Proviamo allora a immaginare cosa accadrebbe se qualche decina di picogrammi di diossina dovesse per errore finire in uno degli alimenti più venduti sul mercato proprio in virtù delle sue presunte proprietà benefiche. In Europa scatterebbe l’allarme, comincerebbero i ritiri e i consumatori verrebbero informati da stampa e televisione. In Italia, quasi niente.
Lo scorso 25 luglio, come documentato da un’ottima inchiesta del settimanale Il Salvagente, che nessuno ha voluto riprendere, la Commissione europea ha trovato tracce di diossina e pentaclorofenolo in 117 lotti di guar gum. Un addensante ricavato da una pianta tipica dell’India e del Pakistan che si utilizza principalmente nei preparati di frutta per yogurt e in molti prodotti dietetici, segnalato sulle etichette con la sigla E412; ma anche in gelati, dolci, surgelati, formaggi, preparati di carne, salse e bevande. Era stato venduto in Austria, Repubblica Ceca, Francia, Germania, Danimarca, Polonia, Ungheria, Finlandia e Regno Unito. Proveniva dall’India, era prodotto dall’azienda Glycos e importato in Europa dalla svizzera Unipektin, che ha ammesso di aver importato e venduto per ben due anni partite contaminate (Unipektin non è l’unico importatore in Europa). In seguito all’allerta comunitaria, le multinazionali hanno ritirato e analizzato le partite sospette, Danone ha temporaneamente interrotto la distribuzione di yogurt alla frutta in Romania, in Finlandia sono state ritirate dal mercato 30 mila cartoni di una crema da cucina, risultata contaminata fin dallo scorso aprile. La catena svizzera Migros ha ritirato tre creme a marchio. In Ungheria sono stati tolti dagli scaffali in via precauzionale prodotti di trentadue aziende, tra cui Danone, Nestlé, Coca Cola e Ceres.

E in Italia?
Solo per scrupolo, spiega il dottor Silvio Borrello, direttore generale della sicurezza degli alimenti e della nutrizione del Ministero della Salute, a giugno è stato analizzato un carico di guar gum nel porto di Genova: conteneva diossina al di fuori dei limiti consentiti per legge. «Questa partita è stata scoperta per caso, poiché l’allerta europea diceva che la partita contaminata non era entrata in Italia. Invece abbiamo svolto un’indagine presso lo stesso importatore coinvolto e abbiamo scoperto nel porto di Genova una partita contaminata. Era già stata venduta al grossista italiano, e da qui sono partite indagini che sono tutt’ora in corso per risalire alle aziende che hanno utilizzato il prodotto. Noi abbiamo allertato tutti i servizi regionali e tutti gli operatori del settore alimentare affinché attivassero le procedure di autocontrollo per la verifica dei contaminati».

L’ultima circolare del Ministero della salute (30 agosto 2007) allarga l’allarme e «invita all’autocontrollo» non solo le multinazionali alimentari ma anche Federfarma e la Federazione Ordini dei Farmacisti, poiché il guar gum, oltre che nello yogurt, viene utilizzato soprattutto come integratore in diversi prodotti dietetici; si impiega per consentire un più rapido assorbimento gastrico ed è utilizzato in molti prodotti dietetici dimagranti e antifame, e alcuni sono proprio a base di guar. Ma a questo punto è difficile immaginare un farmacista che procede autonomamente all’analisi di un prodotto sospetto.
Autocontrollo è la parola chiave. Le aziende sono chiamate a controllare se stesse, mentre i consumatori sono tenuti all’oscuro di tutto. I carabinieri dei Nas dicono di non essere stati attivati, e sembra che la grande distribuzione non abbia ritirato nessun vasetto dagli scaffali. «Fino ad ora – afferma Maurizio Zucchi, responsabile controllo qualità Coop-Italia – non c’è stata nessuna richiesta ufficiale da parte di alcuna azienda per ritirare prodotti. Noi, per svariati motivi, effettuiamo un ritiro al giorno, ma in queste settimane non c’è stato alcun ritiro di yogurt. Abbiamo controllato solo i nostri prodotti a marchio e sono risultati esenti da contaminazione». Le Asl regionali ammettono di aver trovato solo due lotti contaminati di un’azienda in provincia di Bolzano (in scadenza il 25 agosto, per cui già fuori dal mercato). Dopo la notizia del ritiro dei suoi prodotti in Romania, solo Danone Italia ha sentito il bisogno di precisare – sia sul suo sito che con una nota interna destinata alla grande distribuzione – che «non è stata coinvolta in nessun modo alla vicenda, in quanto i propri fornitori di preparati di frutta non utilizzano guar gum della ditta indiana interessata».

Resta il fatto (inquietante) che il guar gum intercettato al porto di Genova da qualche parte dovrà pur essere finito. Dove, e quali marche lo hanno utilizzato, probabilmente non si saprà mai (senza considerare la sconcertante dichiarazione che la Unipektin ha rilasciato a Il Salvagente sulle importazioni relative agli ultimi due anni). Qualcosa di più si è lasciato scappare il direttore del laboratorio di analisi Chemical Control di Madonna dell’Olmo (Cuneo) che fa parte del gruppo Eurofins, uno dei più importanti centri di analisi alimentari del mondo. Intervistato da Francesco Martini ha ammesso che sui prodotti di quindici grandi aziende alimentari italiane, in tre casi, sono state rilevate tracce di diossina. Al manifesto non ha voluto rilasciare dichiarazioni.
L’altra formula di rito ripetuta da tutti gli addetti al settore, considerato che il guar gum nello yogurt viene diluito in piccole quantità (0,03%), sembra molto rassicurante: «Comunque, non ci sono rischi per la salute». Bene. Allora, se avete in frigorifero uno yogurt con un goccino di diossina, e nessuno vi ha detto niente, non fateci caso e pensate alla pelle.

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Le reazioni e le parolacce.

Posted by pedjolo su 21 settembre 2007

Non pensavo che il V-Day avrebbe avuto uno strascico simile. Nessuno, salvo rari casi, ne parlava prima. Adesso è il tema principe dei telegiornali e delle trasmissioni televisive in genere. Ho visto il faccione di Beppe Grillo sul maxischermo di Portapporta, ora lo vedo a Annozero, non parliamo poi di Blob; e, se ne parla anche Emilio biforcuto Fede…
v day se ne parla
Cosa si può pensare? E’ un bene? Un male? Non cambierà nulla? Mah… certo che è assurdo registrare tutto questo interesse attorno ad una manifestazione, ad una delle tante richieste di ascolto da parte di un popolo, rivolta al palazzo, soltanto perché tutto ruota attorno a quella parola, che pare un tabù. Chi la chiama V, chi la chiama Vaffa. VAFFANCULO, scandiamola bene. Le parolacce sono altre, le parolacce da non dire, da non far sentire ai bambini sono indulto, pubblicità, camorra, pedofilia, consumismo, razzismo, antigay, islamofobia, guerra, nanoparticelle.

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F35 non è un pulsante.

Posted by pedjolo su 19 settembre 2007

Ringrazio Solaria (solaria.splinder.com) per avermi fatto conoscere questo appello.
Aderire e diffondere!

APPELLO:
NO ALL’ACQUISTO DEGLI AEREI DA GUERRA F35

Chi condivide il contenuto e la richiesta al governo di non acquistare gli F 35 mandi la propria adesione a
 sigi2003@libero.it 
indicando cognome, nome, qualifica (professionale, istituzionale, o di impegno nel sociale).

 
 Dopo la firma del “memorandum d’intesa sullo sviluppo del velivolo Joint Strike Fighter F 35” fra Italia e Stati Uniti d’America, il prossimo atto ufficiale in calendario è la decisione che dovrebbe prendere il Governo italiano di acquistarne 131 dalla Lockheed Martin Aeronautics.
Una decisione che, se assunta, comporterebbe per l’Italia una spesa che varia fra i 25 ed i 30 mila miliardi delle vecchie lire a seconda che il pagamento debba essere effettuato in euro o in dollari.
Un onere finanziario per il nostro Paese di inaudita ed ingiustificabile enormità per una operazione assurda ed inaccettabile.
 
Gli F 35 non sono “aerei da difesa” ma supercacciabombardieri progettati ed attrezzati per portare “fulmineamente” morte e distruzione a persone e cose sfuggendo alle intercettazioni dei radar nemici per cui o il Governo li acquista pensando che l’Italia debba risolvere le controversie internazionali con le guerre ed ottiene che il Parlamento cancelli l’articolo 11 della Carta Costituzionale o compera 131 cacciabombardieri che non potranno essere usati né dall’aeronautica né dalla marina italiane.
 
Per il loro acquisto  si spenderebbero decine di miliardi di lire dei cittadini italiani per favorire:
–          enormi profitti agli azionisti della Lockheed Martin Aeronautics
–          la ricerca scientifica e tecnologica di un’azienda americana
–          posti di lavoro a Fort Whort in Texas
 
Non solo. Chi sa di acquisti di aerei afferma, documentando, che tra il prezzo iniziale di progetto e quello finale di vendita vi è una lievitazione impressionante. Tanto è vero che il costo di un F 35 che in sede di progetto era di 31,5 milioni di euro è già triplicato.
 
 Oltre ai 25/30 mila miliardi, quante altre decine di migliaia di miliardi dovrà sborsare lo Stato italiano, cioè noi?
 
Per questa ragioni e nella convinzione che la pace sia un valore assoluto non barattabile e che senza pace non vi possa essere alcun tipo di progresso
Chiediamo al Governo italiano di non acquistare i supercacciabombardieri F 35 ed al Parlamento di non consentire l’enorme spesa necessaria
 
Quelle decine di migliaia di miliardi non utilizzati per acquistare strumenti di morte e di distruzione – e non di difesa – possono costituire o un’ enorme somma risparmiata che non va a gravare sul bilancio dello Stato o essere investite per la ricerca, l’università, la salute, il lavoro dei giovani, le pensioni per gli anziani, gli aiuti ai diseredati del mondo, la riconversione dell’industria bellica.
 
tratto da http://www.francarame.it/node/529

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Roberto Saviano torna a Casale.

Posted by pedjolo su 17 settembre 2007

www.repubblica.it/2007/09/sezioni/cronaca/saviano/saviano/saviano.html

Roberto SavianoDopo tre giorni di assenza (causa convegno nazionale di Emergency),  questo post prevale su altri che avevo pronti e che pubblicherò in seguito.

Saviano è autore del

romanzo-documentario-best seller
"Gomorra",

un libro che dovrebbe far parte della biblioteca morale di tutti. Italiani e non.
Questo articolo di Repubblica si riferisce ad oggi, 17 settembre 2007, e al ritorno di Saviano nella "sua" Casal di Principe.


Cliccare sulla foto per leggere l’articolo

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Idrogeno e multienergy

Posted by pedjolo su 13 settembre 2007

H2

Da qualche tempo dovevo scrivere qualcosa riguardo alla possibilità di introdurre finalmente l’idrogeno nel trasporto di tutti i giorni. Ecco allora una proposta di legge di qualche mese fa.

La legge sulle norme per l’installazione dei distributori multinenergy (metano, idrogeno) è stata presentata il giorno 28/06/07 al parlamento italiano a opera di un onorevole della Camera dei Deputati, la legge è stata presentata con una relazione introduttiva e gli articoli li trovate di seguito.

Norme per l’installazione di distributori multienergy sul territorio italiano

Art. 1 – Finalità ed oggetto della legge.
La presente legge si rivolge alle aziende petrolifere, private e pubbliche, affinchè adottino i provvedimenti necessari finalizzati all’installazione di distributori multienergy, idrogeno e metano, su tutto il territorio italiano.

Art. 2 – Distribuzione delle installazioni sul Territorio
E’ prevista l’installazione di almeno un distributore ogni 50.000 abitanti entro il primo anno dall’entrata in vigore della presente legge, ed almeno uno ogni 5.000 abitanti entro il quinto anno dall’entrata in vigore della presente legge.

Art. 3 — Incentivi alla installazione
1.Al fine di incentivare l’installazione del distributore multienergy, è costituito un Fondo alimentato dalla devoluzione dello 0,5% del prelievo fiscale realizzato sulla vendita di carburanti prodotti da fonti fossili.
2.Il Ministero per lo Sviluppo Economico è delegato all’elaborazione del regolamento di attuazione del Fondo.
3.Il Ministro dell’Economia e delle Finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

Art. 4 — Modalità di produzione dell’idrogeno
Le aziende produttrici di idrogeno hanno l’obbligo di produrlo esclusivamente con l’ausilio di energie rinnovabili.

Art. 5
– Divieto d’importazione da Paesi non membri
E’ fatto espresso divieto di importare l’idrogeno da altri Paesi che non siano membri della Comunità Europea.

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Gli "undicisettembri"

Posted by pedjolo su 11 settembre 2007

Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.

Alcuni degli undici settembre più tristi della storia. E ce ne sarebbero tanti, tantissimi ancora, spalmati sui restanti 364 giorni di calendario.

…to be continued !

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V-Day after

Posted by pedjolo su 10 settembre 2007

Ma quale antipolitica

Marco Travaglio

A vedere i telegiornali di regime, cioè praticamente tutti, sabato a Bologna e nelle altre piazze non è successo niente (molto spazio invece al matrimonio di Baldini, l’amico di Fiorello). A leggere i giornali di regime (molti), il V-Day è stato il trionfo dell’«antipolitica», del «populismo», del «giustizialismo» e del «qualunquismo». In un Paese che ha smarrito la memoria e abolito la logica, questa inversione del vocabolario ci sta tutta: la vera politica diventa antipolitica, la partecipazione popolare diventa populismo, la sete di giustizia diventa giustizialismo, fare i nomi dei ladri anziché urlare «tutti ladri» è qualunquismo.

E infatti, che il V-Day fosse antipolitico, populista, giustizialista e qualunquista, lorsignori l’avevano stabilito prim’ancora di vederlo, di sapere che cos’era. A prescindere. Non sapevano e non sanno (non c’erano) che per tutta la giornata, in 200 piazze d’Italia e all’estero, migliaia di giovani dei Meet-up grilleschi hanno raccolto 300 mila firme (ne bastavano 50 mila) in calce a una proposta di legge di iniziativa popolare che chiede il divieto per i condannati di entrare in Parlamento, il tetto massimo di due legislature per i parlamentari e la restituzione ai cittadini del diritto di scegliersi i propri rappresentanti sulla scheda elettorale. Cioè hanno esercitato un diritto previsto dalla Costituzione, quello di portare all’attenzione delle Camere tre questioni «politiche» quant’altre mai. E l’hanno fatto con l’arma più antica e genuina di ogni democrazia: la manifestazione di piazza.

Quella piazza che, quando la occupano Berlusconi e Bossi e Casini e Mastella per chiedere cose incostituzionali, tutti invitano ad «ascoltare». E quando la occupano un milione di persone senza etichette né bandiere (tante erano mal contate, sabato, da Bologna a New York, se alle 20 i firmatari della petizione erano 300 mila, altrettanti erano ancora in fila a mezzanotte e molti di più avevano desistito per fare ritorno a casa) diventa un obbrobrio da ignorare e rifuggire.

Mentre, nel V-Day after, riparto da Bologna per tornare a casa, chiamo Beppe Grillo per commentare a mente fredda: lui mi racconta, ridendo come un pazzo, che gli ha telefonato il suo vecchio manager, «Cencio» Marangoni, per dirgli che a Villanova di Bagnacavallo c’è ancora la fila ai banchetti. E a Villanova di Bagnacavallo sono quattro gatti, perlopiù di una certa età, e chissà come han fatto a sapere che c’erano i banchetti visto che non l’ha detto nessuna tv e quasi nessun giornale. Ma se a Villanova di Bagnacavallo si firma ancora, forse questa non è antipolitica: questa è superpolitica. È antipolitica difendere la dignità del Parlamento infangata dalla presenza di 24 pregiudicati e un’ottantina di indagati, imputati, condannati provvisori e prescritti? È antipolitica chiedere di restituire la sovranità al popolo con una legge elettorale qualsiasi, purchè a scegliere gli eletti siano gli elettori e non gli eletti medesimi? È antipolitica pretendere che la politica torni a essere un servizio che si presta per un limitato periodo di tempo (dieci anni al massimo), dopodichè si torna a lavorare o, se s’è mai fatta questa esperienza, si cerca un lavoro come tutti gli altri? È antipolitica chiedere rispetto per i magistrati e dire grazie a Clementina Forleo e ai giudici indipendenti come lei? Chi era a Bologna in piazza Maggiore, o in collegamento nel resto d’Italia e all’estero, ha visto decine di migliaia di persone restare in piedi da mezzogiorno a mezzanotte. Ha sentito Grillo chiedere il superamento «di questi» partiti, i partiti delle tessere gonfiate, dei congressi fasulli, delle primarie dimezzate (vedi esclusione di Furio Colombo, Di Pietro e Pannella), della legge uguale per gli altri; smentire di volerne creare uno nuovo; e rammentare che gli «abusivi» da cacciare non sono ambulanti e lavavetri, ma politici e banchieri corrotti o collusi. Un economista, Mauro Gallegati, spiegare i guasti del precariato in un mercato del lavoro senza mercato e senza lavoro. Un grande architetto come Majowiecki illustrare i crimini cementiferi che i suoi colleghi seminano per l’Italia e per l’Europa con la complicità di amministratori scriteriati, e le possibili alternative verso un modo «leggero» di pensare e costruire città e infrastrutture. Alessandro Bergonzoni spiegare la partecipazione democratica con una travolgente affabulazione («Chi è Stato? Io sono Stato»). Un esperto di energie alternative come Maurizio Pallante raccontare quel che si potrebbe fare nel settore ambientale ed energetico al posto di inceneritori, termovalorizzatori, centrali a carbone e treni ad alta velocità per le mozzarelle. I ragazzi di Locri lanciare l’ennesimo grido di dolore dalla Calabria della malavita e della malapolitica. Il giudice Norberto Lenzi rischiare il procedimento disciplinare per avvertire che il berlusconismo è vivo e lotta insieme a noi, anche a sinistra. Sabina Guzzanti prendere per i fondelli la deriva fuffista e conformista dell’informazione. I genitori familiari di Federico Aldovrandi raccontare, in un silenzio misto a lacrime, la tragedia del figlio morto due anni fa durante un «controllo di polizia». Massimo Fini tenere una lezione sul tramonto della democrazia rappresentativa citando Kelsen, Mosca e Pareto. Il giornalista Ferruccio Sansa sintetizzare la sua inchiesta sul «tesoretto» da 100 miliardi di euro che lo Stato non ha mai riscosso dai concessionari, spesso malavitosi, dei videopoker e altri giochi, una mega-evasione fiscale scoperta dal pm Woodcock e dalla Guardia di Finanza, ma coperta da incredibili silenzi governativi.

Alla fine ho parlato anch’io: ho ricordato Lirio Abbate minacciato dalla mafia; ho cercato di spiegare che la tolleranza zero deve cominciare, come nella New York di Giuliani, dai mafiosi e dai corrotti, non dai lavavetri e dagli ambulanti; e ho difeso Cofferati, che avrà tanti difetti, ma non quello di partire dai poveracci, visto che prima ha preteso legalità dagli imprenditori sullo Statuto dei lavoratori. Ho fatto parecchi nomi e cognomi, come tutti gli altri sul palco di piazza Maggiore. Ora scopro che fare i nomi sarebbe «qualunquismo»: e parlare in generale per non dire niente, allora, che cos’è?

P.S. Ho trascorso l’intero pomeriggio sotto il palco e sul palco, e mai ho sentito parlare non dico «contro» Marco Biagi, ma «di» Marco Biagi. Il nome «Marco Biagi» non è mai strato citato per esteso. S’è parlato un paio di volte della legge 30 che abusivamente il governo Berlusconi intestò al professore assassinato, che non poteva più ribellarsi, mentre un ministro di quel governo lo chiamava «rompicoglioni». E ne ha parlato Grillo per chiedere di riformarla, insieme alla legge Treu, aggiungendo che però «il vero problema non sono neppure le leggi: è che in Italia non c’è lavoro». Lo dico perché un amico, l’ex giudice ora assessore Libero Mancuso, che nessuno ha visto alla manifestazione, ha parlato di presunte «offese a Biagi». Posso assicurare che se qualcuno, dal palco, avesse davvero mancato di rispetto a Marco Biagi, su quel palco nessuno di noi, nemmeno Grillo, sarebbe rimasto un minuto di più.


Pubblicato il: 10.09.07

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