metti un pesce con delle idee bislacche…

ecco, sei nella rete con lui

Archive for the ‘palestina’ Category

Giornata della memoria. Corta.

Posted by pedjolo su 27 gennaio 2009

Parliamo di "stato di Israele" e di "esercito dello stato di Israele, non parliamo di "ebrei". Chiunque associ e sovrapponga non i due diversi "termini", ma i due diversi "concetti" produce presso se stesso e presso altri falsificazione e confusione. Il richiamo, diretto o indiretto, alle mostruosità storiche delle persecuzioni razziste a giustificazione delle scelte politiche attuali di uno stato è INTELLETTUALMENTE DISONESTO e offensivo del presente come del passato.

da http://www.emergency.it


 

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Preghiera ad un Ipotetico Dio.

Posted by pedjolo su 21 gennaio 2009

Ipotetico Dio,
dove sei?
Se esisti, se tu e tuo figlio esistete, come potete permettere che il libero arbitrio distrugga gli esseri viventi, distrugga i bambini, maciulli le carni, spacchi le teste? Come potete permettere che a Gaza muoiano nell’indifferenza più totale centinaia di creature innocenti, dimenticate perché c’è la crisi, perché c’è Obama, perché c’è quella merda di ir-reality show?
Guarda, Dio, "La guerra dei bambini", il reportage di AnnoZero; lo trovi su youtube. Poi dimmi cosa ne pensi, se non sarebbe forse il caso di smetterla di darci questo fottuto libero arbitrio. Abbiamo fallito, miseramente; siamo cattivi, siamo esseri altamente imperfetti, egoisti, falsi. Smettila, smettila di permetterci di scegliere, smettila di permetterci di sguainare spade e puntare mitra in tuo nome! O smettila di esistere tu, smetti di illuderci a tal punto che esista qualcosa di ultraterreno, da farci dimenticare anche i valori più banali della vita in terra.

Una vita terrena troppo spesso segnata dalle decisioni di pochi, di pochi che contano tanto. Di infami bestie assetate di potere, maledetti assassini che vivono sulle spalle dei più deboli, di chi non ha niente ed è pronto ad investire il proprio futuro e quello dei propri cari per un ideale falso, per un credo falso, per un dio falso, per un benessere falso.
Mi rivolgo a voi, infami bestie che decidete la vita e la morte di chi è inerme: pentitevi. Pentitevi in nome di quei valori che tanto andate profetando. Pentitevi e riconoscete di aver messo la vostra esistenza a disposizione del male, dell’odio, dell’interesse personale sopra ogni altra cosa. Non vi salverete, la storia non vi scuserà e non avrà pietà di voi. Ma la vostra coscienza avrà, sopra di sè, macigni meno grandi da sopportare nelle viscere più oscure e dimenticate dell’inferno. Che vi aspetta, per l’eternità.

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17 Gennaio, a Roma per Gaza.

Posted by pedjolo su 12 gennaio 2009

-ROMA-
SABATO 17 GENNAIO
MANIFESTAZIONE NAZIONALE CONTRO LE VIOLENZE DI GAZA

Gaza, basta!

PARTENZA CORTEO: ORE 15.30 DA PIAZZA VITTORIO
(nelle vicinanze della Stazione Termini)
www.contropiano.org

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Gaza

Posted by pedjolo su 3 gennaio 2009

Non può esistere. Non deve esistere.
Israele, Palestina, Ebrei, Musulmani.
Che differenze vogliono farci credere che esistano?

La solidarietà dimostrata ai Palestinesi in queste ore è doverosa, ma ce la fanno passare non come "UN PENSIERO PER" ma un "ESSERE CONTRO A". È l’inizio della fine, il cancro che ha fatto e fa tuttora nascere e crescere l’odio tra le persone che, in quanto tali, sono IDENTICHE. Non ci saranno morti ammazzati giusti. Mai.

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Dio santo, leggetela!

Posted by pedjolo su 11 febbraio 2007

di Bassam Aramin

9 Febbraio 2007-02-08

In Memoria di Abir Aramin morta il 18/01/07

Ho  avuto una discussione  con mia figlia il giorno che è stata colpita da uno sparo.

Uscendo dalla porta  di casa per andare a scuola  Abir aveva annunciato, nel modo in cui  fanno  i bambini , che  nel pomeriggio,  invece di tornare a casa   per preparare l’ esame fissato per il giorno dopo, prima sarebbe andata a giocare con una amica .

 Aveva 10 anni, intelligente, studiosa e impegnata a scuola, eppure una piccola bambina.

 Voleva giocare. Io le ho risposto che non doveva neanche pensarci.

 Se le potessi dire qualcosa ora, le direi: Vai. Fai quello che vuoi. Gioca.

 Perché ora lei non potrà mai più. Non riderà mai più, non sentirà più le sue amiche chiamare il suo nome, non sentirà l’amore della sua famiglia che la avvolge di notte come una calda coperta.

 Abir, la terza dei miei sei figli, è stata ferita in testa da uno sparo mentre usciva da scuola il 16 Gennaio, colta nel mezzo tra le truppe israeliane di confine e bambini più grandi che lanciavano o forse no dei sassi. E’ morta due giorni dopo.

 So cosa l’esercito israeliano ha detto dell’incidente, e so anche quello che la sorella più grande di Abir ha visto con i propri occhi: Abir stava scappando dalle truppe quando all’improvviso si è fermata ed è caduta, ed il sangue ha iniziato a spargersi per terra. Una autopsia indipendente ha confermato la causa della morte: una pallottola di gomma, nella parte posteriore della testa di Abir. Ho la pallottola a casa, perché la povera Arin, guardando sua sorella che era stata ferita dallo sparo, l’ha raccolta e l’ha portata a casa. Non ero sorpreso quando l’esercito israeliano ha cercato di colpevolizzare Abir della sua stessa morte. Prima ci hanno detto che era tra quelli che lanciavano i sassi; dopo ci hanno detto che “qualcosa” era scoppiato tra le sue mani – nonostante le mani siano rimaste miracolosamente intatte – prima che la potesse lanciare contro la jeep della guardia di frontiera.

Non ero sorpreso, ma l’angoscia che tali illazioni hanno causato a mia moglie e a me è difficile da esprimere. La nostra bambina è stata uccisa – devono essere dissacrati anche il suo nome e la sua innocenza?

 Sarebbe facile, così facile, odiare. Cercare vendetta, impugnare un fucile, e uccidere tre o quattro soldati, nel nome di mia figlia. Questo è il modo in cui palestinesi ed israeliani hanno vissuto la propria vita per lungo tempo. Ogni bambino morto – ed ognuno è figlio di qualcuno – è un’altra ragione per continuare ad uccidere.

Lo so. Anch’io ero parte di questa spirale. Ho speso sette anni in una prigione israeliana per aver contribuito a pianificare un attacco contro soldati israeliani. A quel tempo, ero deluso perché nessun dei soldati era stato ferito.

Ma mentre scontavo la mia condanna, ho parlato con molte delle mie guardie carcerarie. Ho imparato la storia del popolo ebreo. Ho imparato dell’Olocausto.

Ed eventualmente sono riuscito anche a capire: da entrambi i lati  siamo stati tramutati in strumenti di guerra. Da entrambi le parti , vi è dolore, lutto, e infinite perdite.

E l’unico modo per fermare tutto questo è fermare noi stessi.

Molte persone ci sono venute in sostegno e ci hanno confortato mentre Abir stava morendo, il suo piccolo viso di gesso bianco, i suoi occhi chiusi per sempre. Tra quelli che non hanno mai smesso di essere al mio fianco un gruppo di uomini che recentemente ho imparato ad amare come fratelli, uomini che conoscono il mio passato, e che lo condividono. Uomini che come me, sono stati allenati ad odiare e ad uccidere, ma che ora credono fortemente che si debba riuscire a trovare un modo di vivere con i nostri vecchi nemici.

Uomini israeliani. Ognuno di loro, un ex soldato combattente.

Questi uomini ed io siamo membri dei Combattenti per la Pace. Ognuno di noi, 300 palestinesi ed israeliani, era nelle linee d’avamposto del conflitto. Abbiamo sparato, bombardato, torturato e ucciso. Credevamo che fosse l’unico modo per servire la nostra gente.

Adesso sappiamo che questo non è vero. Sappiamo che per servire la nostra gente, non dobbiamo combattere l’uno contro l’altro ma l’odio che c’è tra di noi. Dobbiamo trovare un modo per condividere la terra che ognuno possiede nel profondo della propria anima, costruire due stati fianco a fianco. Solo allora il lutto finirà.

Non riposerò fino a quando il soldato responsabile della morte di mia figlia sarà processato, e affronterà le conseguenze di quanto ha fatto. Così potrò vedere che il mondo non scorda mia figlia, la mia adorata Abir.

Ma io non cercherò vendetta. No, continuerò il lavoro che ho intrapreso con i miei fratelli israeliani. Combatterò con tutto ciò che porto dentro per vedere il nome di Abir, il suo sangue, diventare un ponte che finalmente chiude le spacature tra di noi, un ponte che permetta agli israeliani ed ai palestinesi di vivere finalmente, inshallah, in pace.

Se potessi dire a mia figlia qualcosa, le farei questa promessa. E lei direi che la amo molto, moltissimo.

Bassam Aramin abita ad Anata, nei dintorni di Gerusalemme ed è membro dei combattenti per la Pace

traduzione dall’inglese di Luisa Morgantini

Shalom
Staff di tuttoblog

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